AMÉN



CORRERE COI LUPI

Prendo in mano Donne che corrono coi lupi una volta all'anno, è diventata una specie di Bibbia per me. Donnine, ve lo consiglio di cuore, è un libro che parla di noi, impossibile non riconoscersi nelle pagine scritte da Clarissa Pinkola Estés.
L'altro giorno ho riaperto il libro ed è bastato aprire una pagina a caso, leggere due righe, piegare l'angolo della pagina e infilare il libro in borsa.
Condivido la mia lettura.

LA PICCOLA FIAMMIFERAIA

C'era una volta una bambina che non aveva né padre né madre e viveva nel bosco oscuro. Un villaggio sorgeva al limitare del bosco, e lei aveva imparato che là poteva comprare fiammiferi per mezzo penny e poteva rivenderli per la strada a un penny intero. Se ne vendeva abbastanza, riusciva a comprarsi un pezzetto di pane raffermo; tornava allora al suo povero rifugio nel bosco e dormiva tenendosi addosso tutti gli abiti che possedeva.
Arrivò l'inverno, e faceva molto freddo. Non possedeva scarpe, e il cappotto era talmente liso da essere trasparente. Aveva i piedi blu, con le dita tutte bianche; altrettanto bianche erano le dita delle mani e la punta del naso. Vagava per le strade e pregava i passanti di comprarle qualche fiammifero, ma nessuno si fermava e nessuno si curava di lei.Così una sera si mise a sedere e disse tra sé: "Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e scaldarmi". Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere i fiammiferi. E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto. Invece dei fiocchi di neve volteggianti nell'aria,vide una bella stanza con una stufa di ceramica verde scuro, con lo sportello di ferro ornato di volute.
La stufa emanava tanto calore da far ondeggiare l'aria. Si rannicchiò vicino alla stufa e le parve di essere in paradiso.Ma d'improvviso la stufa svanì e lei si ritrovò seduta nella neve, tutta tremante, e per il freddo batteva i denti. E allora strofinò il secondo fiammifero e la luce cadde sul muro della casa accanto e potè improvvisamente vedere dentro. Nella stanza c'era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola, e sulla tavola c'erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un grande piatto c'era un'anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per mettersi a mangiare la visione svanì
Era di nuovo nella neve. Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più. Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicchè accese il terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base, e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull'albero enorme, e quello si sollevava sempre più in alto, finchè divenne le stelle del cielo sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che la mamma le aveva detto che quando un'anima muore, cade una stella.
E d'improvviso dal nulla apparve la sua nonna, tanto gentile e affettuosa, e la bimba fu così felice di vederla. La nonna sollevò il grembiule e l'avvolse intorno alla bambina, se la strinse tra le braccia e la bambina provò felicità.
Ma la nonna prese a dissolversi. E la bambina accese un fiammifero dopo l'altro per riavere la nonna accanto a sé…un fiammifero dopo l'altro…e insieme presero a salire in cielo dove non faceva freddo, non si provava fame né dolore. La mattina dopo, lì tra le case, la bambina fu ritrovata immobile. Era andata via per sempre

I bei sogni, quando le condizioni di vita sono difficili, non vanno bene. in tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno
L'allontanamento dalla fantasia creativa: la bambina vive tra persone che non si curano di lei. Quello che ha, i fiammiferi (l'inizio di qualsiasi possibilità creativa), non viene apprezzato. Stare insieme a persone vere che ci riscaldano è essenziale al flusso della vita creativa. Il nutrimento è un coro di voci, dal di dentro e dall'esterno. Tutte le donne hanno diritto a un coro di alleluja.
.Quando sono fuori al freddo, le donne tendono a vivere di fantasia invece che di azione. sono timide, e la timidezza spesso ricopre l'animo che muore di fame.
Il calore dovrebbe essere l'obiettivo principale della piccola fiammiferaia. Lei invece cerca di vendere i fiammiferi, la sua fonte di calore. Ciò che si deve fare al suo posto è non concepire il mondo fantastico che si crea accendendo i fiammiferi. Esistono tre tipi di fantasia. Il primo è fonte di piacere. Il secondo è l'immaginazione intenzionale. Il terzo porta tutto a uno stop, ostacola la giusta azione nei momenti critici. Sono fantasie che nulla hanno a che vedere con la realtà.
Per capovolgere la situazione dobbiamo portare le nostre idee in un posto dove trovino sostegno. Insieme al fuoco, trovare nutrimento.
Spesso le persone hanno idee bellissime. I progetti vanno alimentati. Hanno bisogno di un sostegno vitale - di persone calde. E' necessario muoversi, e non restare lì sedute. Dobbiamo fare qualcosa per trasformare la nostra situazione. Altrimenti ci troveremo in strada a vendere di nuovo fiammiferi.
Gli amici che vi amano e appoggiano calorosamente la vostra vita creativa sono il migliore sole del mondo.
La donna congelata, priva di nutrimento, tende a elaborare continui sogni ad occhi aperti, sul "come sarebbe se": un bel giorno…, se solo avessi…, lui cambierà…, quando sarò davvero pronta…, quando mi sentirò più sicura…, quando troverò un altro. Ma questa fantasia confortevole è una fantasia che uccide. E' una distrazione seducente e letale dalla realtà.
Alle donne nella condizione della piccola fiammiferaia l'iniziazione è andata storta. Le condizioni ostili, che fanno parte dell'iniziazione, non servono per approfondire ma per decimare. Gli archetipi di iniziazione femminile sono: dare la vita, il potere del sangue, così come essere innamorate o ricevere un amore che alimenta e nutre.
La freddezza suona la fine di ogni relazione. Per uccidere una cosa, basta mostrarsi freddi nei suoi confronti. Quando gli esseri umani vogliono abbandonare qualcosa che hanno dentro o lasciare qualcuno fuori al freddo, ignorano, abbandonano, se ne sbarazzano, e si allontanano per non udirne la voce né sfiorarne lo sguardo. Questa è la situazione nella psiche della piccola fiammiferaia. Essa gira per le strade e prega i passanti di comprarle i fiammiferi: offre la luce a poco prezzo, perché è bisognosa. Questo le costerà un'ulteriore perdita di energia. Porta la luce dall'abisso ma la svende in inutili fantasie: cattivi amanti, capi scorretti, situazioni di sfruttamento, scaltri complessi tentano la donna a fare queste scelte.
Quando la piccola fiammiferaia accende i fiammiferi per scaldarsi usa le risorse per fantasticare invece che per agire, usa la sua energia per qualcosa di effimero. Quando una donna non riesce più a sentirsi, allora una vita fantastica è molto più piacevole di qualsiasi cosa su cui possa posare lo sguardo. Il fantasticare è come una bugia: se si ripete si finisce per crederci.
La stufa rappresenta i pensieri pieni di calore, ma a un certo punto svanisce. Questo tipo di fantasia non può che bruciare la nostra energia. Ogni fantasia portata dai fiammiferi accesi si estingue, e di nuovo la bimba è nel gelo. Infine la nonna trascina la bimba nel sonno della morte, il sonno della compiacenza e del torpore.
E' molto meglio guarire dalla dipendenza della fantasia che restare in attesa, desiderando e sperando di essere risollevate dalla morte..




UNO DI QUELLI.

Ci sono momenti in cui la logica e la razionalità non servono più a nulla, e a quel punto il tuo vecchio cuore vuole dire la sua e sbatte fuori dalla finestra tutto ciò che è sensato e ragionevole.

QUATTRO

Prendi quattro ragazze, quattro amiche che si ritrovando dopo tanto tempo, guardale parlare, ridere, abbracciarsi, ballare. E poi si dice che sia il tre il numero perfetto, niente di più sbagliato.
Credo che nulla possa descrivere meglio il nostro week end che le parole di una di noi, che copio e incollo. Grazie ragazze.

La mia Barcellona Profuma di muffin, di pancakes e di birra.
La mia Barcellona ha il suono fragoroso delle risate, il rumore dei tacchi sulla strada, delle gambe stanche che si trascinano, dei bicchieri che tintinnano un Brindisi, l'ennesimo.
Ha il colore rosso del rossetto più rosso, che tanto dura poco, se continui a bere dalla bottiglia.
Dopo la mia Barcellona Dovrei dormire, dopo il mio weekend a Barcellona, ma non riesco.
Sono stanca, ma la stanchezza non vince le emozioni che mi confondono, si mescolano con i ricordi ancora troppo recenti, con la tristezza consapevole di chi sa che passerà troppo tempo perché lo si possa fare ancora, sono stanca e troppo triste, sono stanca e troppo felice, sono stanca e già Barcellona mi manca.
Amiche che si ritrovano per festeggiare una di loro che si sposa. Che già questo basta a sconvolgere un po' la vita, se ci si ferma a pensare: LEI si sposa e se nella sostanza non cambia niente, forse proprio nella sostanza cambia tutto. E quindi le si organizza l'addio al nubilato pensando a cosa si vorrebbe per se.
Barcellona e VOI, ragazze.
Yo no soy la novia, ma non potevo comunque chiedere di meglio.

LA TESTA, DENTRO E FUORI

Torture varie ed eventuali...
Sono dal parrucchiere, ci devo venire un paio di volte l'anno, se non voglio andare in giro con una scopa di saggina al posto dei capelli; il fatto è che non sopporto farmi toccare la testa, mi nasce una rabbia nello stomaco che mi fa ribollire il sangue e automaticamente mi vedo riflessa nello specchio dell'amico parrucchiere, dove le altre ragazze sorridono e io sono la più cattiva del reame, con un'onda paonazza che dal collo mi sale su per la testa. Faccio paura.
Finalmente, dopo 4 anni di "scusa, ti spiace se mi pettino io? Ti pago lo stesso, ma non toccarmi più por favor" ho trovato Kharim mani di fata, il parrucchiere italoturcofrancese, che parla spagnolo con l'accento di Cuneo, ed è l'unica persona che può toccarmi la testa, dall'inizio alla fine. Mi sono messa nelle sue mani per un piccolo cambio di stile. Eccomi, mentre scrivo con un turbante in testa la curiosità di vedere i miei capelli. Perché poi per noi donne i cambi interiori a volte partono dalla testa, non solo dai pensieri, ma anche dai capelli. Mi sento un po' frivola a dire ciò, ma solo un po'.