Se tu mi regali uno sguardo io ti regalerò una storia: parla di un pensiero troppo viscido per essere espresso, troppo incoerente per essere reale, un pensiero che lecca la base del tuo cranio con la sua lingua calda, ti sussurra all'orecchio quello che non vuoi sentire, parole troppo ovvie, che tu conosci alla perfezione.. "le cose non andranno come tu lo desideri".
Prestami attenzione ti regalerò una sensazione: la bocca dello stomaco si chiude,ti fa piegare leggermente in avanti, ti fa mancare il fiato, come se un braccio invisibile ti stesse circondando la vita per attrarti piú vicino, ti stringe stretto, ma non troppo.
C'é il silenzio intorno a noi, come se tutto stesse trattenendo il respiro.
La confusione é solo un apparenza, un velo sottile dietro il quale non posso piú nascondermi, la voce della mia insicurezza é reale quanto la tua quando mi chiami principessa.
kali in Wonderhell
ANCORA FINE
Lui tornerà ad essere un estraneo dopo che avrete fuso le vostre vite in una sola, vi siete confidati i segreti più nascosti e avrete abbattuto il muro di qualunque pudore. Sarete due estranei anche se conoscete il ritmo del vostro sonno, i vostri odori, le vostre abitudini. Due estranei che si conoscono meglio di chiunque altro e le cui vite non si incroceranno mai più se non per caso.
Alessandro Baricco, Oceano Mare
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/amore/frase-187540>
GUARDAMI
Quando mi dai contro dicendo che mi conosci non guardarmi solo negli occhi, guardami le mani, sono calma, guarda come respiro, sono serena. Guardami dentro: se dico che tutto va bene, è perché mi sono già lasciata alle spalle il malinteso, la parola detta con un tono apparentemente sbagliato. Non voglio sentire scuse perché non ce n'è bisogno, ho già voltato pagina. Tutto va bene.
Sono di quelle persone che evitano il conflitto, ma non lo faccio perché sono codarda, lo faccio perché non voglio analizzare mille volte delle parole che sono già parte del passato. Va tutto bene, te lo ripeto, anche quando lancio un coltello con lo sguardo, guarda sotto a quello sguardo e aspetta un sorriso. Non ho voglia di sprecare il tempo che abbiamo davanti a noi, ne abbiamo buttato via così tanto in parole inutili, in risentimenti che voglio che rimangano lí, dove appartengono, nel passato.
Vorrei che mi conoscessi come dici di conoscermi: invece di voler parlare mordimi le labbra e chiudi gli occhi.
IO E MARIA
Aggiornamento rapido sulla mia vita in questi ultimi 3 anni trascorsi dall'ultimo post: sono sopravvissuta a me stessa, ho 3 anni in più, un cane in più, diversi tatuaggi in più, un po' piú di testa, un po' meno di fegato, ho una casa nuova con una finestra sul parco, una nuova/vecchia passione che è lo yoga e un nuovo lavoro che mi permette di scrivere qui i miei pensieri. Dove lavoro? Dicesi "club de fumadores de cannabis" una specie di coffee Shop, ma solo per i soci del club; perché qui, cari miei, questi furboni, hanno rigirato la legge e hanno praticamente reso legale la coltivazione e l'uso di cannabis. Alleluya.
Non che io sia una fumatrice pro. Mi piace definirmi fumatrice orizzontale: ovvero non fumo se non sono a letto o spaparanzata sul sofá... Faccio 3 tiri di canna e divento inutile, gli occhi mi diventano piccoli piccoli e le mie necessità si riducono a poco: avere la testa appoggiata a un cuscino e vicino qualcosa di dolce e di salato. Non chiedo di più.
E così passano le giornate, tra la maria, lo yoga, le passeggiate al parco con la piccola Rumba. Ho tempo per annoiarmi, per scrivere, per studiare. No, le seghe mentali non me le faccio (quasi) più, ho abbandonato l'hobby dell'introspezione masochista e l'ho sostituito con quello di colorare mandala... non mi sono ancora illuminata ma sono sulla buona strada, ho imparato ad avere pazienza, soprattutto con me stessa.
DO YOU REMEMBER MYSPACE?
L'altro giorno stavo leggendo il blog di Giulia e mi è piaciuta questa idea delle domande che mi ha ricordato un po' i tempi di myspace. Ma esiste ancora? O c'é solo l'immagine di una palla di fieno spinta dal vento come nelle città fantasma del far west?
Previdente, ho copiato le domande per rispondere ora, invece di lavorare come una persona seria e responsabile.
a voi le mie 11 domande:
1. quel qualcosa che porti sempre con te.
Ho un braccialetto d'argento che era di mia madre che non tolgo da 25 anni. Ormai fa parte di me.
2. devi scegliere un libro, uno solo,da consigliare, quale scegli?
White apples di J.Carroll
3. quella cosa che ti riprometti sempre di fare, ma non hai ancora fatto
un viaggio da sola, in una città europea, senza guida, solo io e il mio istinto. ( potrebbe finire in tragedia, soprattutto conoscendo il mio spiccatissimo senso dell'orientamento).
4. il personaggio famoso che vorresti conoscere
Alejandro Jodorowsky, un genio.
5. una città nella quale andresti a vivere
Ci vivo già, la mia adorata Barcellona. Da qui non mi muovo.
6. l'ultima chiamata fatta e l'ultima ricevuta sul tuo cellulare
Il capo, il capo. Sono sul lavoro, impegnatissima, non si capisce?
7. il primo, primissimo pensiero, quando scendi dal letto al mattino
Dormirei ancora un paio d'ore
9. la canzone che va in loop nel tuo iPod?
The ghost inside, broken bells.
10. quella cosa che quando la fai pensi: "sembro mia mamma/mio padre"
Asciugare rigorosamente il lavandino del bagno quando mi lavo le mani; il mio lavandino ha il suo asciugamano personale.
11. cosa stavi facendo un attimo prima di leggere questo post?
Non si può dire... Giulia lo sa, chiedetelo a lei.
SETTOBRE
Né settembre, né ottobre, né estate, né autunno. E in queste giornate di transizione tra stagioni, transito anch'io, ma in metro, con ancora gli shorts e i sandali, mentre quella di fianco a me ha il parka: perché se sul calendario è autunno e da Zara ci sono già esposti i piumini, bisogna vestirsi secondo la moda del momento, anche se ci sono 25 gradi all'ombra.
Ed io mi sento affine a questo non autunno, che è e non è, che è solo un periodo di transito tra il caldo e il freddo, dove non c'è legge, che non sai come vestirti, che organizzi le giornate in base al tempo, che non sai se domani inizierà davvero a far freddo. E se ne va un'altra estate, la più confusa dei miei ultimi 30 anni, un'estate in cui ho cercato una solitudine che non ho saputo vivere, in cui mi sono ritrovata a fare i conti con me stessa.
QUESTIONI DI EQUILIBRIO
Vedi l'elefante nella foto? Tante volte mi sento come lui, ma senza Photoshop: sono un elefante sgraziato e goffo che cerca di stare in equilibrio su una fune.
Sto leggendo allo stesso tempo un libro di auto aiuto, donne che corrono coi lupi (si, ancora), un libro sul reiki e un noiosissimo libro su come l'inconscio si riflette nei sogni. Così "guardo" (e non ascolto) i miei pensieri, faccio fluire l'energia dell'universo, cerco in me tracce della donna selvaggia e scopro cosa vuol dire sognare continuamente che perdo ciocche di capelli, ovvero che le situazioni mi scivolano di mano, che sono insicura e ho paura... E mi girano i chakra a mille.
Possibile che con tante informazioni utili, tanto yoga, tanti consigli preziosi e soprattutto con tanta esperienza nello sbattere la testa contro il muro,non abbia ancora trovato il mio equilibrio?
Il mio peggior nemico sono io, a volte, che mi afferro a degli schemi che credo sicuri solo perché mi sono familiari... Ma sono proprio quelli che mi hanno fatto sbagliare in passato; sono una vera campionessa, ad esempio, nello scappare per non affrontare i problemi, la mia amica C, lo chiama istinto di sopravvivenza. Il mio è sviluppatissimo. Scendo dalla fune dove fin'ora restavo inbilico e cerco di immaginarmi come una trottola, che ha bisogno di fare mille giri su se stessa, per restare in equilibrio.
DON'T WORRY BE HAPPY?
E se davvero fosse così? Ultimamente Facebook è pieno di messaggi di questo tipo, che ti dicono di essere felice, no matter what. E tutti ne vogliono in po', di questa felicità. Leggo frasi come questa:
" nella vita bisognerebbe fare solamente ciò che ci rende felici"; e resto un po' perplessa, il che mi porta ad autoinfliggermi il castigo di pormi tante (troppe) domande.
E se quello che ti rende felice provoca una reazione a catena, se ti rende felice per un attimo ma ti puó far sentire in colpa nel tempo?
Ci si può pentire, di un momento di felicità? Se le conseguenze di quell'attimo facessero soffrire delle altre persone, vorresti ancora viverlo? Sarebbe come quando ti ubriachi, passi una serata incredibile e il giorno dopo hai un martello pneumatico in testa ma ripensi alla sera prima e rivivresti quella serata una e un'altra volta. Esiste un hungover da felicità? E ancora, se quello che mi rende felice è scorretto e meschino, fa di me una brutta persona? Le persone cattive e felici, nel mio mondo, sono le peggiori, ma non le posso biasimare se hanno solo fatto qualcosa per la loro felicità, "Ho ho solo deciso di fare ciò che mi rende felice" può bastare, come scusa.
La regola nella vita, per arrivare alla felicità, è quindi essere egoisti?
Sto pensando alla felicità di vivere un momento che può avere conseguenze catastrofiche, passerei da essere la principessa Disney a diventare la strega cattiva, che ride beffarda. E vissero per sempre, cattivi e contenti.
" Dopo un po' impari la sottile differenza
tra tenere una mano e incatenare un'anima.
E impari che l'amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi a imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E incominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti con la grazia di un adulto
non con il dolore di un bimbo.
Ed impari a costruire tutte le strade oggi,
perché il terreno di domani è troppo incerto
per fare piani.
Dopo un po' impari che il sole scotta,
se ne prendi troppo.
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima,
invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare,
che sei davvero forte, e che vali davvero."
Veronica A. Shoffstall
ABITARE IL RICORDO
La cosa più strana è stata svegliarsi con i pensieri ancora addormentati ed avere la sensazione di aver sognato tutto.
Sono ancora nel mio letto, con il mio cane che sonnecchia ai miei piedi, lui dov'è? Allungo una mano nel letto: vuoto, dalla sua parte.
Prendo coscienza del presente, sono passati mesi da quando quel letto era il mio, il nostro, ora lui è in viaggio e io divido la mia ex casa con Disko per qualche giorno, perché il signorino non si abitua al mio minimonolocale. Ed è come vivere in un universo parallelo, avevo il terrore di tornare qui, a casa sua, e sentirmi schiacciare dal peso dei ricordi, di sentire la sua mancanza o peggio, di sentirmi sola; invece sto bene, mi sento a casa. Se questi muri potessero parlare racconterebbero una storia d'amore, ogni angolo della casa mi riporta alla mente un ricordo della mia precedente parentesi.
Sono contenta di essere una di quelle persone che ricordano solo il bello della vita, di una relazione, di una vacanza... Ho pochi neuroni e devo scartare i brutti ricordi per necessità di spazio, voglio solo tenere il meglio di quello che il destino ha voluto che incrociasse la mia strada.
UN POST SUL POSTVACANZA
Eccomi qui dinuovo con la mia sexissima uniforme Ferrari di una taglia più grande, che sembro un bambino con i vestiti smessi del fratello maggiore, durante pausa pranzo nel magazzino del negozio, ancora una volta qui, dopo una settimana di ferie vissuta a mille.
E mi viene un po' da disperarmi e lamentarmi e vederetuttonero. Roba da rientro al lavoro, insomma.
Mi illumino con una frase che ho letto ieri: "Non piangere perché è finita, sorridi perché è successo" subito penso alla mia storia con D e mi viene ancora di più da piangere allora riporto alla mente questa immagine:
Come per magia il rientro al lavoro non è poi così catastrofico, uniforme a parte.
THE CONFORT ZONE
Ci ho provato a restare ferma sulle mie decisioni, a dire no, ma alla fine sono venuta da te quando mi hai cercata, per passeggiare per mano nella zona del confort, dove niente fa male, dove siamo ancora una coppia, per rivivere quella sensazione di pace e sicurezza che sentiamo quando siamo insieme. Una cosa troppo sbagliata da fare e una sensazione troppo bella da sentire, ci usiamo, ci facciamo del male da soli. L'amore da dipendenza, dopo 3 anni siamo qui a guardarci negli occhi e a dirci che stiamo sbagliando, che stiamo scappando dalla realtà, ma è ancora troppo presto per non sentire il male che fa, troppo presto per dare un colpo di spugna e cancellare i ricordi, troppo presto per riuscire a liberarci di noi stessi, di quelli che eravamo, io e te, insieme.
LE COSE CHE FACCIO PER ME
Già pigiamata e svaccata sul letto alle 10.30 di sera penso alla mia giornata di oggi, penso al percorso che mi aspetta, per innamorarmi di me.
Sto riflettendo sul fatto che finora, qualsiasi cosa facessi, non aveva valore se non era condivisa con un'altra persona, me ne sono resa conto in un momento in cui ho detto a mia madre che non volevo perdere il mio tempo a casa da sola. "Non è tempo perso, tatina" mi ha detto lei, " Mentre sei a casa fai un sacco di cose, non pensare che leggere, curare la tua casa, stare a guardare il cielo sdraiata in terrazzo sia tempo perso, è tempo che in realtà dedichi a te stessa". Già, come mai nella mia testa bacata non lo vedevo così? Non che fare le pulizie sia il miglior sistema per arricchire il mio io interiore, ma è pur sempre qualcosa che faccio per me. E così oggi ho dedicato la giornata a me stessa, ho comprato e piantato delle piantine in terrazzo, ho pulito, ahimè, ho fatto almeno metà delle cose che scrivo nella lista delle cose noiose da fare, tipo chiamare il dentista o andare a ritirare quei pantaloni dalla sarta, che ho rimandato così tante volte che ormai saranno fuori moda, andare a passeggiare con il mio cane al parco. Solo io, lui e la natura.
E così, dopo un pranzo con l'ex durante il quale abbiamo parlato di quanto ci fa strano mangiare insieme e non lanciarci i piatti insultandoci, io e il mio Disko ci siamo fatti i chilometri in salita per arrivare al fantastico parco del Guinardó. In un attimo, passare dal rumore della città al canto degli uccellini, immergersi nella natura con lo sfondo di una Barcellona che vista dall'alto sembra piccola piccola, mi ha riempita di energia positiva, mi ha ricaricato le pile. Ho pensato che queste sono le cose che faccio per me, camminare, sorridere, parlare al mio cane, guardare il cielo, raccogliere un dente di leone ed esprimere un desiderio (da quanti anni non lo facevo?) , salutare i vecchietti che incrocio al parco, vivere il presente.
"Costruire il futuro significa
costruire il presente.
È creare un desiderio
che valga la pena oggi
e che sia orientato verso il domani"
Buonanotte
ANCORA TU? MA NON DOVEVAMO VEDERCI PIÙ?
Una volta prima che il mondo sapesse della fine di una relazione si dovevano fare segnali di fumo, c'era il passaparola, ora basta entrare su Facebook, fare un clic su " modifica la tua situazione sentimentale" e cambiare quello scomodissimo "fidanzata ufficialmente". Ed eccoli, come le api sul miele ( o le mosche sulla merda, dipende dai punti di vista) riappaiono tutti i tuoi pseudo amici, ex amici, trombamici, fantasmi del passato e chissà per quale occulta ragione adesso vogliono sapere come stai, dopo aver ignorato per 3 anni la tua esistenza, o quasi.
Mi viene un po' da ridere e il mio ego ringrazia, dopo aver perso 5 kg ( non ben distribuiti, tette RIP) sentirti dire che la fine della relazione ti ha cambiato in meglio è una gran cosa.
Riconsidero la figura del trombamico, (che orribile termine) e penso se davvero è necessario portare il lutto dopo la fine di una relazione, piangerti addosso finché non hai più lacrime, analizzare per ore ed ore cosa è successo e cosa sarebbe potuto succedere, crogiolarti nella rabbia e nel dolore; forse è più facile rotolarti nel letto tra le braccia di un altro, perché semplicemente di piangere non hai più voglia e lui ti fa stare bene, senza nessuna pretesa...
Chi lo ha detto che è necessario stare male? Chi lo ha detto che per andare avanti si deve prima autoinfliggersi castighi, obbligarsi a una solitudine forzata?
E si da il caso che io abbia già pianto abbastanza. Adesso voglio solo sentire, ridere, ballare, prendere la vita alla leggera.
UNA SINGLE ALL'IKEA
A me fa un po' paura, dire che sono single, perché ho intorno gente che si sposa, fa figli, fa progetti di vita... E io sto cercando di innamorarmi di me stessa ( conoscendomi come solo io mi conosco, non è impresa facile ). Quando ero fidanzata vedevo solo single che si divertivano, ora la cosa cambia. Appena torni single, intorno a te vedi solo coppie felici, quelli che si danno i bacini in metro, quelli che si tengono per mano camminando per strada, quelli che si chiamano amoretesorocucciolo... e a te, che sei da sola, ti manca un po' la sensazione di essere l'altra metá della sua mela. Ebbene, la soluzione a questi momenti di malinconia è andare all'ikea.
Magari il sabato pomeriggio. Ogni desiderio di avere una relazione svanisce magicamente mentre cammini tra un mare di coppie che litigano, perché lei vuole qualcosa di impronunciabile ( perché la ä e la ö nella stessa parola a me fanno paura quanto il pensiero del mio ex con un'altra ) e lui vuole un lömsk. Perché lei ha BISOGNO di quelle lenzuola nuove e lui le ricorda che ne hanno già 10, di lenzuola... E subito ti ci senti comoda, nella tua nuova situazione di single, con le tue undicesime lenzuola nella borsa gialla e nessuno che ti rompe le palle.
Credo tornerò all'ikea quando, in preda ad una crisi dovuta all'orologio biologico, avrò bisogno di vedere madri depresse alle prese con figli urlanti. Viva l'ikea.
Magari il sabato pomeriggio. Ogni desiderio di avere una relazione svanisce magicamente mentre cammini tra un mare di coppie che litigano, perché lei vuole qualcosa di impronunciabile ( perché la ä e la ö nella stessa parola a me fanno paura quanto il pensiero del mio ex con un'altra ) e lui vuole un lömsk. Perché lei ha BISOGNO di quelle lenzuola nuove e lui le ricorda che ne hanno già 10, di lenzuola... E subito ti ci senti comoda, nella tua nuova situazione di single, con le tue undicesime lenzuola nella borsa gialla e nessuno che ti rompe le palle.
Credo tornerò all'ikea quando, in preda ad una crisi dovuta all'orologio biologico, avrò bisogno di vedere madri depresse alle prese con figli urlanti. Viva l'ikea.
MOVING ON UP
Oh guarda, era solo un'altra parentesi della mia vita! Fatta a cuore, bella grossa, che è durata 3 anni. Pensavo che sarebbe stato per sempre, e invece son qui che apro e chiudo parentesi, che faccio e disfo valigie, che porto la mia vita da un appartamento all'altro, che cerco di tornare ad essere Chiara, di nome e di fatto, soprattutto con me stessa.
Nell'ultimo mese hanno vissuto almeno 10 donne diverse dentro di me, tutte con i loro pregi e difetti, sono stata la fidanzata dolce e comprensiva, la ragazza indipendente, la casalinga frustrata, la regina delle lacrime, la donna più arrabbiata del mondo, l'adolescente sognatrice... Le ho dovute esorcizzare una per una e guardarmi dentro, essere realista, e portar via da questa casa solo la mia vera personalità, e non quella che avevo costruito per lui.
Ho dinuovo voglia di scrivere, gente, questo grazie ad una delle mia Sorelle di Vita, blogger anche lei, che con le parole del suo blog mi ha fatta piangere e mi ha aiutato," le parole sullo schermo possono trasformarsi in carezze" , le ho detto. E quindi rieccomi, sono un po' cresciuta nel frattempo ... non sono cambiata, sono cresciuta, è uno scherzo che fanno gli anni e le bastonate sulla schiena ( troppe volte auto inflitte).
Ho iniziato a scrivere mille post sulla fine della mia relazione con D, guardando con gli occhi pieni lacrime la scatolina dove ho rimesso l'anello di fidanzamento come se fosse una piccola bara, ma ho deciso che se dovevo tornare a scrivere di me, dovevo ricominciare da me, oggi, qui seduta su uno scatolone che dice "calze e intimo" a picchiettare sul telefono, senza guardare indietro. Oggi faccio pace con il mio passato e con il ricordo di D.
Nell'ultimo mese hanno vissuto almeno 10 donne diverse dentro di me, tutte con i loro pregi e difetti, sono stata la fidanzata dolce e comprensiva, la ragazza indipendente, la casalinga frustrata, la regina delle lacrime, la donna più arrabbiata del mondo, l'adolescente sognatrice... Le ho dovute esorcizzare una per una e guardarmi dentro, essere realista, e portar via da questa casa solo la mia vera personalità, e non quella che avevo costruito per lui.
Ho dinuovo voglia di scrivere, gente, questo grazie ad una delle mia Sorelle di Vita, blogger anche lei, che con le parole del suo blog mi ha fatta piangere e mi ha aiutato," le parole sullo schermo possono trasformarsi in carezze" , le ho detto. E quindi rieccomi, sono un po' cresciuta nel frattempo ... non sono cambiata, sono cresciuta, è uno scherzo che fanno gli anni e le bastonate sulla schiena ( troppe volte auto inflitte).
Ho iniziato a scrivere mille post sulla fine della mia relazione con D, guardando con gli occhi pieni lacrime la scatolina dove ho rimesso l'anello di fidanzamento come se fosse una piccola bara, ma ho deciso che se dovevo tornare a scrivere di me, dovevo ricominciare da me, oggi, qui seduta su uno scatolone che dice "calze e intimo" a picchiettare sul telefono, senza guardare indietro. Oggi faccio pace con il mio passato e con il ricordo di D.
Vedessi com'è grande il pensiero del mare
dove il mio dolce amore oggi è andato a pescare
vedessi com'è grande la vela del pensiero
eppure sono sola come un vecchio mistero
vedessi che coralli ci sono in fondo al mare
e lui non mi ha pescato perché doveva andare
vedessi come piango un pianto universale
un amore così bello non doveva far male.
Alda Merini
dove il mio dolce amore oggi è andato a pescare
vedessi com'è grande la vela del pensiero
eppure sono sola come un vecchio mistero
vedessi che coralli ci sono in fondo al mare
e lui non mi ha pescato perché doveva andare
vedessi come piango un pianto universale
un amore così bello non doveva far male.
Alda Merini
CORRERE COI LUPI
Prendo in mano Donne che corrono coi lupi una volta all'anno, è diventata una specie di Bibbia per me. Donnine, ve lo consiglio di cuore, è un libro che parla di noi, impossibile non riconoscersi nelle pagine scritte da Clarissa Pinkola Estés.
L'altro giorno ho riaperto il libro ed è bastato aprire una pagina a caso, leggere due righe, piegare l'angolo della pagina e infilare il libro in borsa.
Condivido la mia lettura.
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA
C'era una volta una bambina che non aveva né padre né madre e viveva nel bosco oscuro. Un villaggio sorgeva al limitare del bosco, e lei aveva imparato che là poteva comprare fiammiferi per mezzo penny e poteva rivenderli per la strada a un penny intero. Se ne vendeva abbastanza, riusciva a comprarsi un pezzetto di pane raffermo; tornava allora al suo povero rifugio nel bosco e dormiva tenendosi addosso tutti gli abiti che possedeva.
Arrivò l'inverno, e faceva molto freddo. Non possedeva scarpe, e il cappotto era talmente liso da essere trasparente. Aveva i piedi blu, con le dita tutte bianche; altrettanto bianche erano le dita delle mani e la punta del naso. Vagava per le strade e pregava i passanti di comprarle qualche fiammifero, ma nessuno si fermava e nessuno si curava di lei.Così una sera si mise a sedere e disse tra sé: "Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e scaldarmi". Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere i fiammiferi. E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto. Invece dei fiocchi di neve volteggianti nell'aria,vide una bella stanza con una stufa di ceramica verde scuro, con lo sportello di ferro ornato di volute.
La stufa emanava tanto calore da far ondeggiare l'aria. Si rannicchiò vicino alla stufa e le parve di essere in paradiso.Ma d'improvviso la stufa svanì e lei si ritrovò seduta nella neve, tutta tremante, e per il freddo batteva i denti. E allora strofinò il secondo fiammifero e la luce cadde sul muro della casa accanto e potè improvvisamente vedere dentro. Nella stanza c'era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola, e sulla tavola c'erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un grande piatto c'era un'anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per mettersi a mangiare la visione svanì
Era di nuovo nella neve. Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più. Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicchè accese il terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base, e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull'albero enorme, e quello si sollevava sempre più in alto, finchè divenne le stelle del cielo sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che la mamma le aveva detto che quando un'anima muore, cade una stella.
E d'improvviso dal nulla apparve la sua nonna, tanto gentile e affettuosa, e la bimba fu così felice di vederla. La nonna sollevò il grembiule e l'avvolse intorno alla bambina, se la strinse tra le braccia e la bambina provò felicità.
Ma la nonna prese a dissolversi. E la bambina accese un fiammifero dopo l'altro per riavere la nonna accanto a sé…un fiammifero dopo l'altro…e insieme presero a salire in cielo dove non faceva freddo, non si provava fame né dolore. La mattina dopo, lì tra le case, la bambina fu ritrovata immobile. Era andata via per sempre
I bei sogni, quando le condizioni di vita sono difficili, non vanno bene. in tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno
L'allontanamento dalla fantasia creativa: la bambina vive tra persone che non si curano di lei. Quello che ha, i fiammiferi (l'inizio di qualsiasi possibilità creativa), non viene apprezzato. Stare insieme a persone vere che ci riscaldano è essenziale al flusso della vita creativa. Il nutrimento è un coro di voci, dal di dentro e dall'esterno. Tutte le donne hanno diritto a un coro di alleluja.
.Quando sono fuori al freddo, le donne tendono a vivere di fantasia invece che di azione. sono timide, e la timidezza spesso ricopre l'animo che muore di fame.
Il calore dovrebbe essere l'obiettivo principale della piccola fiammiferaia. Lei invece cerca di vendere i fiammiferi, la sua fonte di calore. Ciò che si deve fare al suo posto è non concepire il mondo fantastico che si crea accendendo i fiammiferi. Esistono tre tipi di fantasia. Il primo è fonte di piacere. Il secondo è l'immaginazione intenzionale. Il terzo porta tutto a uno stop, ostacola la giusta azione nei momenti critici. Sono fantasie che nulla hanno a che vedere con la realtà.
Per capovolgere la situazione dobbiamo portare le nostre idee in un posto dove trovino sostegno. Insieme al fuoco, trovare nutrimento.
Spesso le persone hanno idee bellissime. I progetti vanno alimentati. Hanno bisogno di un sostegno vitale - di persone calde. E' necessario muoversi, e non restare lì sedute. Dobbiamo fare qualcosa per trasformare la nostra situazione. Altrimenti ci troveremo in strada a vendere di nuovo fiammiferi.
Gli amici che vi amano e appoggiano calorosamente la vostra vita creativa sono il migliore sole del mondo.
La donna congelata, priva di nutrimento, tende a elaborare continui sogni ad occhi aperti, sul "come sarebbe se": un bel giorno…, se solo avessi…, lui cambierà…, quando sarò davvero pronta…, quando mi sentirò più sicura…, quando troverò un altro. Ma questa fantasia confortevole è una fantasia che uccide. E' una distrazione seducente e letale dalla realtà.
Alle donne nella condizione della piccola fiammiferaia l'iniziazione è andata storta. Le condizioni ostili, che fanno parte dell'iniziazione, non servono per approfondire ma per decimare. Gli archetipi di iniziazione femminile sono: dare la vita, il potere del sangue, così come essere innamorate o ricevere un amore che alimenta e nutre.
La freddezza suona la fine di ogni relazione. Per uccidere una cosa, basta mostrarsi freddi nei suoi confronti. Quando gli esseri umani vogliono abbandonare qualcosa che hanno dentro o lasciare qualcuno fuori al freddo, ignorano, abbandonano, se ne sbarazzano, e si allontanano per non udirne la voce né sfiorarne lo sguardo. Questa è la situazione nella psiche della piccola fiammiferaia. Essa gira per le strade e prega i passanti di comprarle i fiammiferi: offre la luce a poco prezzo, perché è bisognosa. Questo le costerà un'ulteriore perdita di energia. Porta la luce dall'abisso ma la svende in inutili fantasie: cattivi amanti, capi scorretti, situazioni di sfruttamento, scaltri complessi tentano la donna a fare queste scelte.
Quando la piccola fiammiferaia accende i fiammiferi per scaldarsi usa le risorse per fantasticare invece che per agire, usa la sua energia per qualcosa di effimero. Quando una donna non riesce più a sentirsi, allora una vita fantastica è molto più piacevole di qualsiasi cosa su cui possa posare lo sguardo. Il fantasticare è come una bugia: se si ripete si finisce per crederci.
La stufa rappresenta i pensieri pieni di calore, ma a un certo punto svanisce. Questo tipo di fantasia non può che bruciare la nostra energia. Ogni fantasia portata dai fiammiferi accesi si estingue, e di nuovo la bimba è nel gelo. Infine la nonna trascina la bimba nel sonno della morte, il sonno della compiacenza e del torpore.
E' molto meglio guarire dalla dipendenza della fantasia che restare in attesa, desiderando e sperando di essere risollevate dalla morte..
L'altro giorno ho riaperto il libro ed è bastato aprire una pagina a caso, leggere due righe, piegare l'angolo della pagina e infilare il libro in borsa.
Condivido la mia lettura.
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA
C'era una volta una bambina che non aveva né padre né madre e viveva nel bosco oscuro. Un villaggio sorgeva al limitare del bosco, e lei aveva imparato che là poteva comprare fiammiferi per mezzo penny e poteva rivenderli per la strada a un penny intero. Se ne vendeva abbastanza, riusciva a comprarsi un pezzetto di pane raffermo; tornava allora al suo povero rifugio nel bosco e dormiva tenendosi addosso tutti gli abiti che possedeva.
Arrivò l'inverno, e faceva molto freddo. Non possedeva scarpe, e il cappotto era talmente liso da essere trasparente. Aveva i piedi blu, con le dita tutte bianche; altrettanto bianche erano le dita delle mani e la punta del naso. Vagava per le strade e pregava i passanti di comprarle qualche fiammifero, ma nessuno si fermava e nessuno si curava di lei.Così una sera si mise a sedere e disse tra sé: "Ho dei fiammiferi. Posso accendere un fuoco e scaldarmi". Ma non aveva legnetti né ciocchi. Decise comunque di accendere i fiammiferi. E così, seduta con le gambe tese, strofinò il primo fiammifero. E subito parve che freddo e neve fossero svaniti come per incanto. Invece dei fiocchi di neve volteggianti nell'aria,vide una bella stanza con una stufa di ceramica verde scuro, con lo sportello di ferro ornato di volute.
La stufa emanava tanto calore da far ondeggiare l'aria. Si rannicchiò vicino alla stufa e le parve di essere in paradiso.Ma d'improvviso la stufa svanì e lei si ritrovò seduta nella neve, tutta tremante, e per il freddo batteva i denti. E allora strofinò il secondo fiammifero e la luce cadde sul muro della casa accanto e potè improvvisamente vedere dentro. Nella stanza c'era una tovaglia candida come la neve che ricopriva una tavola, e sulla tavola c'erano stoviglie di porcellana del bianco più puro, e su un grande piatto c'era un'anatra appena sfornata, e proprio mentre stava per mettersi a mangiare la visione svanì
Era di nuovo nella neve. Ma ora le ginocchia e i fianchi non le dolevano più. Ora il freddo pungeva e bruciava lungo le braccia e nel petto, sicchè accese il terzo fiammifero. E nella luce del fiammifero vide uno splendido albero di natale, mirabilmente decorato con candeline bianche ornate di pizzo alla base, e belle palle di vetro, e migliaia e migliaia di puntini luminosi che non riusciva a capire che cosa fossero. E sollevò lo sguardo sull'albero enorme, e quello si sollevava sempre più in alto, finchè divenne le stelle del cielo sulla sua testa, e una stella attraversò sfavillando il cielo, e lei ricordò che la mamma le aveva detto che quando un'anima muore, cade una stella.
E d'improvviso dal nulla apparve la sua nonna, tanto gentile e affettuosa, e la bimba fu così felice di vederla. La nonna sollevò il grembiule e l'avvolse intorno alla bambina, se la strinse tra le braccia e la bambina provò felicità.
Ma la nonna prese a dissolversi. E la bambina accese un fiammifero dopo l'altro per riavere la nonna accanto a sé…un fiammifero dopo l'altro…e insieme presero a salire in cielo dove non faceva freddo, non si provava fame né dolore. La mattina dopo, lì tra le case, la bambina fu ritrovata immobile. Era andata via per sempre
I bei sogni, quando le condizioni di vita sono difficili, non vanno bene. in tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno
L'allontanamento dalla fantasia creativa: la bambina vive tra persone che non si curano di lei. Quello che ha, i fiammiferi (l'inizio di qualsiasi possibilità creativa), non viene apprezzato. Stare insieme a persone vere che ci riscaldano è essenziale al flusso della vita creativa. Il nutrimento è un coro di voci, dal di dentro e dall'esterno. Tutte le donne hanno diritto a un coro di alleluja.
.Quando sono fuori al freddo, le donne tendono a vivere di fantasia invece che di azione. sono timide, e la timidezza spesso ricopre l'animo che muore di fame.
Il calore dovrebbe essere l'obiettivo principale della piccola fiammiferaia. Lei invece cerca di vendere i fiammiferi, la sua fonte di calore. Ciò che si deve fare al suo posto è non concepire il mondo fantastico che si crea accendendo i fiammiferi. Esistono tre tipi di fantasia. Il primo è fonte di piacere. Il secondo è l'immaginazione intenzionale. Il terzo porta tutto a uno stop, ostacola la giusta azione nei momenti critici. Sono fantasie che nulla hanno a che vedere con la realtà.
Per capovolgere la situazione dobbiamo portare le nostre idee in un posto dove trovino sostegno. Insieme al fuoco, trovare nutrimento.
Spesso le persone hanno idee bellissime. I progetti vanno alimentati. Hanno bisogno di un sostegno vitale - di persone calde. E' necessario muoversi, e non restare lì sedute. Dobbiamo fare qualcosa per trasformare la nostra situazione. Altrimenti ci troveremo in strada a vendere di nuovo fiammiferi.
Gli amici che vi amano e appoggiano calorosamente la vostra vita creativa sono il migliore sole del mondo.
La donna congelata, priva di nutrimento, tende a elaborare continui sogni ad occhi aperti, sul "come sarebbe se": un bel giorno…, se solo avessi…, lui cambierà…, quando sarò davvero pronta…, quando mi sentirò più sicura…, quando troverò un altro. Ma questa fantasia confortevole è una fantasia che uccide. E' una distrazione seducente e letale dalla realtà.
Alle donne nella condizione della piccola fiammiferaia l'iniziazione è andata storta. Le condizioni ostili, che fanno parte dell'iniziazione, non servono per approfondire ma per decimare. Gli archetipi di iniziazione femminile sono: dare la vita, il potere del sangue, così come essere innamorate o ricevere un amore che alimenta e nutre.
La freddezza suona la fine di ogni relazione. Per uccidere una cosa, basta mostrarsi freddi nei suoi confronti. Quando gli esseri umani vogliono abbandonare qualcosa che hanno dentro o lasciare qualcuno fuori al freddo, ignorano, abbandonano, se ne sbarazzano, e si allontanano per non udirne la voce né sfiorarne lo sguardo. Questa è la situazione nella psiche della piccola fiammiferaia. Essa gira per le strade e prega i passanti di comprarle i fiammiferi: offre la luce a poco prezzo, perché è bisognosa. Questo le costerà un'ulteriore perdita di energia. Porta la luce dall'abisso ma la svende in inutili fantasie: cattivi amanti, capi scorretti, situazioni di sfruttamento, scaltri complessi tentano la donna a fare queste scelte.
Quando la piccola fiammiferaia accende i fiammiferi per scaldarsi usa le risorse per fantasticare invece che per agire, usa la sua energia per qualcosa di effimero. Quando una donna non riesce più a sentirsi, allora una vita fantastica è molto più piacevole di qualsiasi cosa su cui possa posare lo sguardo. Il fantasticare è come una bugia: se si ripete si finisce per crederci.
La stufa rappresenta i pensieri pieni di calore, ma a un certo punto svanisce. Questo tipo di fantasia non può che bruciare la nostra energia. Ogni fantasia portata dai fiammiferi accesi si estingue, e di nuovo la bimba è nel gelo. Infine la nonna trascina la bimba nel sonno della morte, il sonno della compiacenza e del torpore.
E' molto meglio guarire dalla dipendenza della fantasia che restare in attesa, desiderando e sperando di essere risollevate dalla morte..
UNO DI QUELLI.
Ci sono momenti in cui la logica e la razionalità non servono più a nulla, e a quel punto il tuo vecchio cuore vuole dire la sua e sbatte fuori dalla finestra tutto ciò che è sensato e ragionevole.
QUATTRO
Prendi quattro ragazze, quattro amiche che si ritrovando dopo tanto tempo, guardale parlare, ridere, abbracciarsi, ballare. E poi si dice che sia il tre il numero perfetto, niente di più sbagliato.
Credo che nulla possa descrivere meglio il nostro week end che le parole di una di noi, che copio e incollo. Grazie ragazze.
La mia Barcellona Profuma di muffin, di pancakes e di birra.
La mia Barcellona ha il suono fragoroso delle risate, il rumore dei tacchi sulla strada, delle gambe stanche che si trascinano, dei bicchieri che tintinnano un Brindisi, l'ennesimo.
Ha il colore rosso del rossetto più rosso, che tanto dura poco, se continui a bere dalla bottiglia.
Dopo la mia Barcellona Dovrei dormire, dopo il mio weekend a Barcellona, ma non riesco.
Sono stanca, ma la stanchezza non vince le emozioni che mi confondono, si mescolano con i ricordi ancora troppo recenti, con la tristezza consapevole di chi sa che passerà troppo tempo perché lo si possa fare ancora, sono stanca e troppo triste, sono stanca e troppo felice, sono stanca e già Barcellona mi manca.
Amiche che si ritrovano per festeggiare una di loro che si sposa. Che già questo basta a sconvolgere un po' la vita, se ci si ferma a pensare: LEI si sposa e se nella sostanza non cambia niente, forse proprio nella sostanza cambia tutto. E quindi le si organizza l'addio al nubilato pensando a cosa si vorrebbe per se.
Barcellona e VOI, ragazze.
Yo no soy la novia, ma non potevo comunque chiedere di meglio.
Credo che nulla possa descrivere meglio il nostro week end che le parole di una di noi, che copio e incollo. Grazie ragazze.
La mia Barcellona Profuma di muffin, di pancakes e di birra.
La mia Barcellona ha il suono fragoroso delle risate, il rumore dei tacchi sulla strada, delle gambe stanche che si trascinano, dei bicchieri che tintinnano un Brindisi, l'ennesimo.
Ha il colore rosso del rossetto più rosso, che tanto dura poco, se continui a bere dalla bottiglia.
Dopo la mia Barcellona Dovrei dormire, dopo il mio weekend a Barcellona, ma non riesco.
Sono stanca, ma la stanchezza non vince le emozioni che mi confondono, si mescolano con i ricordi ancora troppo recenti, con la tristezza consapevole di chi sa che passerà troppo tempo perché lo si possa fare ancora, sono stanca e troppo triste, sono stanca e troppo felice, sono stanca e già Barcellona mi manca.
Amiche che si ritrovano per festeggiare una di loro che si sposa. Che già questo basta a sconvolgere un po' la vita, se ci si ferma a pensare: LEI si sposa e se nella sostanza non cambia niente, forse proprio nella sostanza cambia tutto. E quindi le si organizza l'addio al nubilato pensando a cosa si vorrebbe per se.
Barcellona e VOI, ragazze.
Yo no soy la novia, ma non potevo comunque chiedere di meglio.
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LA TESTA, DENTRO E FUORI
Torture varie ed eventuali...
Sono dal parrucchiere, ci devo venire un paio di volte l'anno, se non voglio andare in giro con una scopa di saggina al posto dei capelli; il fatto è che non sopporto farmi toccare la testa, mi nasce una rabbia nello stomaco che mi fa ribollire il sangue e automaticamente mi vedo riflessa nello specchio dell'amico parrucchiere, dove le altre ragazze sorridono e io sono la più cattiva del reame, con un'onda paonazza che dal collo mi sale su per la testa. Faccio paura.
Finalmente, dopo 4 anni di "scusa, ti spiace se mi pettino io? Ti pago lo stesso, ma non toccarmi più por favor" ho trovato Kharim mani di fata, il parrucchiere italoturcofrancese, che parla spagnolo con l'accento di Cuneo, ed è l'unica persona che può toccarmi la testa, dall'inizio alla fine. Mi sono messa nelle sue mani per un piccolo cambio di stile. Eccomi, mentre scrivo con un turbante in testa la curiosità di vedere i miei capelli. Perché poi per noi donne i cambi interiori a volte partono dalla testa, non solo dai pensieri, ma anche dai capelli. Mi sento un po' frivola a dire ciò, ma solo un po'.
Sono dal parrucchiere, ci devo venire un paio di volte l'anno, se non voglio andare in giro con una scopa di saggina al posto dei capelli; il fatto è che non sopporto farmi toccare la testa, mi nasce una rabbia nello stomaco che mi fa ribollire il sangue e automaticamente mi vedo riflessa nello specchio dell'amico parrucchiere, dove le altre ragazze sorridono e io sono la più cattiva del reame, con un'onda paonazza che dal collo mi sale su per la testa. Faccio paura.
Finalmente, dopo 4 anni di "scusa, ti spiace se mi pettino io? Ti pago lo stesso, ma non toccarmi più por favor" ho trovato Kharim mani di fata, il parrucchiere italoturcofrancese, che parla spagnolo con l'accento di Cuneo, ed è l'unica persona che può toccarmi la testa, dall'inizio alla fine. Mi sono messa nelle sue mani per un piccolo cambio di stile. Eccomi, mentre scrivo con un turbante in testa la curiosità di vedere i miei capelli. Perché poi per noi donne i cambi interiori a volte partono dalla testa, non solo dai pensieri, ma anche dai capelli. Mi sento un po' frivola a dire ciò, ma solo un po'.
SPAZIOTEMPO
Ci ho pensato e ripensato, scrivere ancora sul blog, chiuderlo, tenerlo come un ricordo, scrivere per qualcuno, per me, ma poi dei miei pensieri a chi gli importa, bla bla... i soliti giri mentali che faccio per prendere una qualsiasi decisione.
Poi mi è tornata in mente una frase che mi è stata detta da un'amica lontana: ogni tanto mi ricordo del tuo blog, lo leggo ed è un po' come averti qui, seduta vicino a me sul divano.
Ho capito che se continuo tenere questa finestra aperta è solo per questo, per riuscire ad arrivare dove non posso, dove vorrei, vicino a te.
LUI
Misi la mano su di lui. Per me è sempre stato così importante toccarlo. Una cosa per cui sono vissuta. E non ho mai saputo spiegarla. Toccatine da niente. Le mie dita contro la sua spalla. I lati delle nostre cosce che si sfioravano mentre ci stringevamo in autobus. Non sapevo spiegarlo, ma ne avevo bisogno. A volte immaginavo di cucire insieme tutte le nostre piccole toccate. Quante centinaia di migliaia di dita che si sfiorano servono per fare l’amore?
Jonathan Safran Foer
Jonathan Safran Foer
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